La Festa dei Gigli di Nola: dal libro di Ezio Flammia “Storia dell’arte della cartapesta”
Nola, in provincia di Napoli, è uno dei luoghi dove ancora si utilizza la cartapesta prevalentemente per allestire i famosi otto Gigli e un’imbarcazione in onore di S. Paolino (22 giugno). Il santo, figura eminente della Chiesa cattolica, fu vescovo di Nola nel V secolo. Prima dell’introduzione della cartapesta, le impalcature di legno dei Gigli erano rivestite di ghirlande e raffigurazioni eseguite con fiori, in maggioranza gigli, da cui la denominazione “Gigli di Nola”. Le prime notizie dei Gigli di cartapesta che si portano in processione insieme ad una macchina festiva a forma di barca, risalgono al Settecento. La barca, interamente rivestita d’immagini di cartapesta, ricorda l’imbarcazione con cui il Santo, nell’anno 409 dC. fece ritorno a Nola con gli ultimi cittadini liberati che, secondo la leggendaria agiografia, erano stati fatti prigionieri e schiavi dai visigoti di Alarico durante il saccheggio di Nola.
I Gigli simboleggiano i rappresentanti delle otto corporazioni che, unitamente alla folla dei nolani, accolsero S. Paolino sulla spiaggia di Oplonti al ritorno dall’Africa, in compagnia dell’ultimo ostaggio liberato. I cartapestai nolani appresero le tecniche manipolative della cartapesta da maestranze borboniche e, in seguito, da cartapestai leccesi trasferiti o chiamati a Nola. In alcuni documenti del 1861 si attesta che artigiani leccesi, unitamente a maestranze locali e napoletane, collaborano alla ricostruzione della Cattedrale dell’Assunta distrutta da un incendio.
I Gigli, del peso di venticinque quintali, sono costruiti in pioppo, abete e castagno con una tecnica che gli artigiani nolani si trasmettono di padre in figlio. Alti circa venticinque metri, i Gigli sono concepiti con una struttura di legno costruita intorno ad un asse (la borda) sostenuta da una base quadrangolare di tre metri per lato su cui sono applicate le barre (varre) e barrette (varritielli) utilizzate dai portatori per il trasporto durante le sfilate. Sulla base di ogni Giglio prende posto la banda musicale che, con canti e suoni, accompagna la macchina festiva durante il trasporto. Circa centocinquanta uomini –la paranza – sono impiegati per il trasporto. Una sola facciata della costruzione a forma di una enorme guglia viene rivestita con motivi architettonici e sculture che si ispirano a soggetti religiosi, storici o di attualità, tutti eseguiti in cartapesta. La realizzazione dei Gigli sia progettuale e sia artistica che dura quasi un anno, è affidata a pittori, architetti, scultori, ebanisti, scelti dal Comitato o dal maestro di festa
I mastri giglianti sanno rendere ogni anno le macchine da festa affascinanti e nuove e sono capaci di tradurre in cartapesta qualsiasi progetto degli autori. I maestri, nonostante le contaminazioni dei leccesi e l’introduzione, in qualche edizione, di alcuni materiali moderni, hanno il merito di continuare una tradizione partenopea che risale ai cartapistrari napoletani del Sei Settecento, allestitori di apparati effimeri in cui spesso erano presenti elementi a guglie (simili ai gigli), soprattutto in quelli disegnati da Sanfelice.
Gli elementi di cartapesta dei Gigli sono piuttosto leggeri ed elastici, sono eseguiti a fogli sovrapposti con diversi tipi di carta. Le raffigurazioni a basso o ad altorilievo, realizzate in questo modo, sopportano bene le forti oscillazioni (la ballata) delle impalcature di legno durante la sfilata per le strade di Nola. Le sfilate degli otto gigli con le rispettive ballate è uno spettacolo unico, straordinario una vera meraviglia che incanta sempre, non a caso la festività ha ottenuto “l’alto riconoscimento dell’UNESCO quale patrimonio orale e immateriale dell’umanità”. Altra nota singolare della festività è che i Gigli, al termine dei festeggiamenti, sono svestiti delle decorazioni e fatti schiantare al suolo in Piazza Duomo per propiziare la rinascita dei nuovi allestimenti dell’anno successivo
I Gigli di Nola sono noti anche in altri paesi: un esemplare, nel 2005, partecipò al XIII Festival Internazionale del Folclore e del Teatro di strada a Santa Maria da Feira in Portogallo; un Giglio è stato persino esposto a Lisbona, nella Praça de Dom Pedro IV nell’ambito della Festas de Lisboa del 2006. Ogni anno un Giglio, costruito da maestranze nolane emigrate negli Stati Uniti, al termine dei 12 giorni del Festival di S. Paolino di Brooklyn, è portato in processione da 125 uomini.
Tratto dal libro: “Storia dell’arte della cartapesta” di Ezio Flammia, Roma 2017. Dino Audino Editore introduzione di Claudio Strinati